Anche se cercare antiche origini del proprio beniamino è un'attività molto diffusa e gradita ai cinofili, molte razze sono comparse in tempi relativamente recenti. Le prime notizie certe di un piccolo segugio, utilizzato in muta per la caccia a cavallo, risalgono però addirittura al 1300. La nobiltà britannica esprime la propria passione venatoria con mute numerose di segugi, lanciati all'inseguimento di cervi, daini, cinghiali e lepri. Edoardo II ed Enrico VII hanno piccoli
cani da seguita. derivati probabilmente da incroci tra i più grandi cacciatori, come l'estinto segugio di Talbot, e varietà locali. I piccoli e colorati beagle diventano dei protagonisti grazie alla regina Elisabetta I: nella seconda metà del 1500 entra a corte in una versione miniaturizzata, alto non più di 20 cm, soprannominato "glove" o "pocket" beagle, guanto o tasca, per la taglia minuta.
Nel 1700 compare però un pericoloso antagonista, il foxhound, selezionato per la sempre più diffusa e apprezzata caccia alla volpe, ma utilizzato anche su altre grandi prede.
Il beagle sopravvive grazie al suo utilizzo da parte della borghesia nella caccia a piedi al coniglio. La storia moderna del beagle inizia nel 1800, grazie alla passione del reverendo Phillip Honeywood. La sua muta di segugi è infatti considerata alla base della selezione del beagle moderno. Come tutti gli utilizzatori, il reverendo seleziona per l'abilità in un compito, non per l'aspetto fisico.
E' un altro allevatore inglese, Thomas Johnson, il primo a ricercare oltre alle doti di seguita anche un piacevole aspetto. La razza è introdotta negli Stati Uniti nel 1876, dove prende il nome di american beagle. È accettato dall’American Kennel Club come razza distinta nel 1884, in due taglie: inferiore o superiore a 33 cm.
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